Le maschere del teatro giapponese sono alcuni dei soggetti presenti nei tatuaggi orientali, ma pochi ne conoscono l’origine e i molteplici significati. In Giappone l’arte è percepita come patrimonio nazionale e si esprime, tra le sue innumerevoli forme, nel teatro. In particolare, in quello rinominato “Nō” (che significa “talento”), nato nel XIV secolo, i drammi hanno il più delle volte come protagonisti anime travagliate (vive o spiriti), che non avendo ancora risolto un profondo dramma sono piene di angoscia e tormento.
Gli attori indossano delle maschere chiamate Omote, ed ognuna di esse rappresenta uno specifico personaggio ed una determinata condizione umana; in particolare, nascondendo i lineamenti del viso dell’attore, ne permettono una completa “spersonalizzazione”: l’attore diventa il personaggio che interpreta, si riempie della personalità di questo, e riesce a esprimere il cambiamento di stati d’animo giocando con la luce del palcoscenico che si rifrange sulla maschera in base ai movimenti del capo.
Gli attori indossano delle maschere chiamate Omote, ed ognuna di esse rappresenta uno specifico personaggio ed una determinata condizione umana; in particolare, nascondendo i lineamenti del viso dell’attore, ne permettono una completa “spersonalizzazione”: l’attore diventa il personaggio che interpreta, si riempie della personalità di questo, e riesce a esprimere il cambiamento di stati d’animo giocando con la luce del palcoscenico che si rifrange sulla maschera in base ai movimenti del capo.
Oltre allo shite, ovvero l’attore protagonista, si affianca il suo comprimario (tsure) e il secondo attore (waki); quest’ultimo alcune volte funge da narratore, mentre altre rimane semplicemente fermo sulla scena, provocando e richiamando con la sua sola presenza la venuta dello shite e ricevendo così la confessione della sua tragedia. Oltre agli attori, troviamo inoltre un coro di accompagnamento e un gruppo musicale.
Il materiale principale delle Omote è il legno di cipresso giapponese, su cui poi viene applicato il colore usando tinte speciali tipiche della pittura antica; la loro grandezza è di 21x13 cm, ma nonostante la loro piccola dimensione, hanno il potere di catturare e commuovere gli spettatori rappresentando drammi di grandissimo spessore ed impatto emotivo.
Il materiale principale delle Omote è il legno di cipresso giapponese, su cui poi viene applicato il colore usando tinte speciali tipiche della pittura antica; la loro grandezza è di 21x13 cm, ma nonostante la loro piccola dimensione, hanno il potere di catturare e commuovere gli spettatori rappresentando drammi di grandissimo spessore ed impatto emotivo.
Le maschere Omote si distinguono in diverse categorie: troviamo Okina (“venerabili e saggi”), Kishin (“demoni e dèi”), Otoko (“uomini”), Onna (“donne”) e Jō (“uomini anziani”). La maggior attenzione e popolarità va però agli “spiriti vendicativi”, Onryō, che nutrono sentimenti vendicativi per un qualche tipo di disgrazia avvenuta durante la loro vita, come la perdita di un amore o di un figlio o un grave e irreparabile torto subito. Hanno caratteristiche fisiche che le rendono facilmente riconoscibili: ossa sporgenti, labbra sottili, occhi rotondi e dal colore metallico e capelli (se presenti) sottili e disordinati.
Tra di esse troviamo la celebre Shiro Hannya, rappresentata in molti tattoo orientali e diffusa ancora oggi in Giappone come talismano per la protezione contro gli spiriti maligni… Non perdere il prossimo articolo del nostro blog, andremo a scoprire tutto sulla Shiro Hannya e su altre maschere del teatro giapponese!
Se vuoi approfondire l’argomento ti consigliamo la lettura de “Omote, le maschere del teatro Nō”, catalogo della Mostra dell'Associazione Yoshin Ryu.
Tra di esse troviamo la celebre Shiro Hannya, rappresentata in molti tattoo orientali e diffusa ancora oggi in Giappone come talismano per la protezione contro gli spiriti maligni… Non perdere il prossimo articolo del nostro blog, andremo a scoprire tutto sulla Shiro Hannya e su altre maschere del teatro giapponese!
Se vuoi approfondire l’argomento ti consigliamo la lettura de “Omote, le maschere del teatro Nō”, catalogo della Mostra dell'Associazione Yoshin Ryu.