La Shiro Hannya, probabilmente la maschera Nō più famosa al mondo, è uno dei
soggetti più richiesti nei tatuaggi orientali, oltre ad essere molto diffusa in Giappone
come talismano per la protezione contro gli spiriti maligni.
È facilmente riconoscibile per il suo aspetto demoniaco: è infatti dotata di corna, sopracciglia aggrottate, guance rigide, denti aguzzi e occhi metallici. I capelli sono radi, sottili e disordinati.
Non si usa per un personaggio specifico, ma in generale per personaggi di sesso femminile che esprimono uno stato d’animo tormentato, chiaramente visibile dall’espressione facciale posseduta dalla maschera; ad osservarla si percepiscono infatti sentimenti negativi come gelosia, rancore, tristezza e dolore.
È facilmente riconoscibile per il suo aspetto demoniaco: è infatti dotata di corna, sopracciglia aggrottate, guance rigide, denti aguzzi e occhi metallici. I capelli sono radi, sottili e disordinati.
Non si usa per un personaggio specifico, ma in generale per personaggi di sesso femminile che esprimono uno stato d’animo tormentato, chiaramente visibile dall’espressione facciale posseduta dalla maschera; ad osservarla si percepiscono infatti sentimenti negativi come gelosia, rancore, tristezza e dolore.
Tradizionalmente la si usa per rappresentare una donna tramutatasi in demone a
causa di tali emozioni, ma in questo caso la parola “demone” ha un’accezione
diversa da quella che possiamo intuire a primo impatto. Non si tratta di un essere
puramente malvagio, piuttosto di un individuo consumato da pazzia e disperazione.
Un amore infedele, non corrisposto, un lutto… una passione totalizzante per una
certa persona o situazione che ha portato, con la sua estinzione o mancanza, ad
un tormento di egual portata.
Ne esistono diverse versioni che si differenziano a seconda del colore del volto, che indica il livello di rabbia insito nel demone: si va dal livello più basso col bianco, passando dal giallo fino al rosso, il livello più alto.
Ne esistono diverse versioni che si differenziano a seconda del colore del volto, che indica il livello di rabbia insito nel demone: si va dal livello più basso col bianco, passando dal giallo fino al rosso, il livello più alto.
Esiste un’ipotesi circa l’origine del suo nome: per scolpire le maschere demoniache
sarebbe indispensabile possedere “la saggezza che apre gli occhi alla realtà delle
cose”, concetto che nel Buddhismo viene espresso proprio con la parola Hannya.
Particolari e indimenticabili, sono maschere che riescono a rappresentare con estrema precisione la complessità delle emozioni umane: non solo pregne di cieca rabbia, ma anche di dolore in egual misura. Non c’è un aspetto che prevale più dell’altro, piuttosto un equilibrio precario e disordinato, così come accade nella realtà delle cose. È forse proprio questo il segreto del loro successo, ovvero la capacità di ogni essere umano di immedesimarcisi?
Particolari e indimenticabili, sono maschere che riescono a rappresentare con estrema precisione la complessità delle emozioni umane: non solo pregne di cieca rabbia, ma anche di dolore in egual misura. Non c’è un aspetto che prevale più dell’altro, piuttosto un equilibrio precario e disordinato, così come accade nella realtà delle cose. È forse proprio questo il segreto del loro successo, ovvero la capacità di ogni essere umano di immedesimarcisi?